Camminare, zaino in spalla, su un sentiero di montagna, magari in un bosco, ammirando le bellezze del paesaggio e respirando i profumi della natura, senza fretta ed in silenzio, aiuta a sentirsi bene. Da sempre amo passeggiare in montagna e cerco di insegnare a Caterina ad apprezzare questi momenti vissuti. Il meraviglioso percorso che abbiamo fatto domenica, io e la mia affiatatissima (e ormai rodata) super ciurma, parte dal Passo del Lucese, dopo il paese di Gombitelli, passo che collega la zona di Camaiore con la Garfagnana. Dal Bar Ristorante Lucese inizia il sentiero 101 ma si può continuare un breve tratto di strada con la macchina fino a che, in prossimità di una piccola cava abbandonata, non si trova una sbarra dove siamo costretti a parcheggiare.
Inizia un ampio stradello leggermente in salita che arriva, dopo diversi tornanti, ad una edicola del 1986 dedicata alla Madonna, all’ombra di un gigantesco pino; questa è la località detta Casa Bianca, dove vi sono alcune abitazioni e appezzamenti di terra coltivati.
Si prosegue alla sinistra dell’edicola, sempre in leggera salita, fino ad un bivio dove, sulla sinistra, si devia per il Rifugio La casa del Maestro (che diventerà metà della nostra merenda pomeridiana) mentre noi proseguiamo il sentiero che si restringe e si immerge nel bosco in direzione Campallorzo.
Qui il bosco è meraviglioso e sprigiona tutto il suo verde, folto di castagni, lecci, querce, agrifogli; un percorso di circa 45/50 minuti che si articola in armonici sali-scendi, che ospitano, qua e là, diversi ruderi. Unico rumore è quello delle scarpe che battono il terreno.
Arrivati quasi in cima, facciamo rifornimento di acqua alla Baita Paoli-Barsi, rifugio gestito dal Gruppo Amici della Montagna di Camaiore e dove ogni anno, la prima domenica di agosto, viene festeggiata la festa della patata.
Continuiamo il percorso fino ad uscire dal sentiero tortuoso nel bosco ed arriviamo ai ruderi della Chiesetta di San Rocco a Campallorzo, meta del nostro pranzo al sacco. Luogo di ampio respiro, fra i più suggestivi delle montagne di Camaiore che sovrasta la mia amata città. L’occhio vede lontano verso il Monte Prana, il Monte Piglione, il Monte Gabberi, il Monte Matanna e ancora più lontano fino al mare.
Abbiamo consumato un piacevole picnic, ristorato le nostre gambe e raccolto un bel po’ di more (l’intenzione era quella di trasformarle in marmellata una volta tornata a casa ma…non sono mai arrivate a valle!).
Ci rimettiamo sulla via del ritorno deviando leggermente verso la Baita Verde, rifugio gestito dall’Associazione Campallorzo Camaiore (imboccando per un breve tratto il sentiero 102) al fine di fare un nuovo rifornimento di acqua, preziosa quando si va per boschi! Ripercorriamo il bosco incantato a ritroso e giunti al bivio incontrato nella mattinata ci dirigiamo verso La Casa del Maestro, poco distante. Qui, sorprendentemente, il paesaggio cambia e cambiano i profumi, e all’ombra di una fitta e imponente abetaia, in lontananza, scorgiamo il rifugio.
Sento subito che vorrò bene a questo posto…il mio nonno Giuseppe, che fu un grande amante della montagna, era molto amico di Anzio Antonelli, il Maestro, appunto, e nei miei ricordi di bambina ho sentito più volte parlare di questi luoghi. Ci accolgono i padroni di casa, Patrizio, nipote del maestro e la moglie Luciana, nel miglior modo possibile dopo aver macinato chilometri: acqua, caffè e crostata fatta in casa.
A farci compagnia anche Cloe, un gran bel Bovaro del Bernese, festosissima.
Il rifugio è piccolo ma molto accogliente e familiare con diversi tavolini interni e nelle due terrazze esterne. Torneremo sicuramente, una delle prossime domeniche (è aperto solo la domenica), a far visita a Patrizio e Luciana per assaporare la loro cucina e passeggiare sul sentiero che parte dal loro rifugio ed arriva sul monte Prana.
Ci tengo a precisare che tutto il percorso che abbiamo fatto è ben segnalato (con le indicazioni bianche e rosse del CAI) ed è accuratamente pulito.