Un bicchierino, un po’ di acqua e un po’ di olio e un cincindelloro…e tutto si accende! Amo le tradizioni e questa, di carattere religioso, è di gran lunga quella che aspetto con più fervore, dato che si celebra solo ogni tre anni ed è veramente unica nel suo genere.
La sera del Venerdì Santo si celebra, fin dal ‘500, nella mia città, Camaiore, la Triennale di Gesù Morto. I giorni che precedono il Venerdì Santo fervono, per le vie del centro cittadino, i preparativi.
Tutta la cittadinanza camaiorese è parte attiva dell’allestimento per la Santa Processione, una vera e propria ritualità, quasi certosina, che caratterizza questa splendida tradizione: vengono tirati fuori dalle soffitte e dai magazzini i bicchieri di vetro, riposti tre anni prima, i telai di legno bianchi (chiamati le armature), tipici supporti dei lumini, dalle forme e dalle grandezze più svariate, vengono ridipinti di bianco candido per la nuova occasione e posizionati sulle facciate delle case, delle chiese ed nei giardini e si arrotolano e coprono le tende degli esercizi commerciali.
Il bicchierino di vetro, che funziona come una vera e propria lampada ad olio e che farà da cornice, quasi surreale, al procedere lento della processione, è riempito con 1/3 di acqua e 2/3 di olio ed il corpo del lumino è formato dal “cincindelloro” (dal latino cincinnus, riccio, anello di capelli), questo non è altro che un telaietto di fil di ferro circolare, mantenuto a galla da quattro cubetti di sughero, che sostiene la bambagia accesa sopra il livello dell’olio.
Ogni elemento del cincindelloro è ricco di significato: la luce che emana quando è acceso indica la fede, il rosso dello stoppaccino la passione e la morte di Cristo, l’olio, frutto del lavoro dell’uomo, simboleggia i doni dello Spirito Santo e l’acqua, fonte di vita, ricorda le promesse battesimali.
Al primo imbrunire, i miei concittadini accendono, con grande pazienza, una dopo l’altra e subito, a macchia d’olio, tutte le fiammelle regalando uno spettacolo grandioso…mi sento di dire unico in Italia: Camaiore, che si immerge nella notte, sembra prendere fuoco, accesa da migliaia di lumini tremolanti e scoppiettanti.
Un po’ di anni fa, mi raccontano, anche le colline attorno a Camaiore venivano tutte addobbate nello stesso modo che per il centro storico…ora sono rimasti solo alcuni punti sparsi illuminati e l’attenzione è spostata tutta per il centro. Prende il via la Processione partendo dalla Chiesa della Madonna dei Dolori, in cima al corso principale di Via Vittorio Emanuele, dove fanno da sfondo due grandiosi archi dipinti su tela, proprio come fossero una vera quinta di un teatro, opera di Ignazio Gabrielli, pittore camaiorese attivo fra il XVIII ed il XIX secolo: uno rappresenta la porta di Gerusalemme l’altro fa da cornice al gruppo ligneo della deposizione (proprio quest’anno ricorrono i 150 anni di questa rappresentazione scenografica).
Il gruppo ligneo della deposizione è composto da quattro figure raffiguranti la Madonna Addolorata, trafitta da sette spade, Gesù morto deposto ai suoi piedi, San Giovanni e Santa Maria Maddalena. Il palco viene trascinato da alcuni devoti (non più portato in spalla) e, assieme alle autorità civili ed ai fedeli, viene portato per tutto il percorso della processione che si snoda per le vie del centro accompagnato da vari canti, tra cui lo Stabat Mater.
Fin da piccola questa spettacolare luminara mi ha sempre affascinata e al contempo intimorita sarà per l’atmosfera funeraria che si respira, per il buio della notte che inghiotte Camaiore, per il lento passaggio in processione del palco, per la disperazione ed il dolore impressi nel volto della Madonna o per l’ondeggiare continuo dei drappi e dei capelli delle figure sul palco.
Credenti o non credenti la morte incute sempre la paura. All’inizio del nuovo giorno qualche piccola fiammella continua a splendere e scoppittare…un po’ come dopo la notte che ricorda la morte di Gesù ci aspetta un nuovo giorno, illuminato dalla luce della sua Resurrezione. Buona Pasqua a tutti!